Minsk
The Ritual Fires of Abandonment
http://www.kronic.it/artGet.aspx?aID=2&sID=14717
di Simona Conte
Prigionieri del fuoco notturno
Sin dai primi, tribali accenni di “Embers” si avverte con intima immediatezza che
“The Ritual Fires of Abandonment” condurrà l’ascoltatore in territori altri dal mondo esteriore, in estensioni cosmiche in cui forma e sostanza non avranno più efficacia e la consapevolezza del mutamento della prospettiva spazio-temporale corrisponderà ad un mutamento del sé.
Meno abrasivo e noise del suo superbo predecessore
“Out of a Center Which Is Neither Dead or Alive”, il nuovo lavoro dei Minsk è un nucleo pulsante di musica esplorativa metafisica e ipnotica, fondata su brani magnifici come “White Wings”, dall’attacco massiccio intervallato da cori aerei e riverberi dissonanti, da interludi acustici come “Mescaline Sunrise” le cui armonie sospese e desertiche divengono fughe misantropiche, dalle amplissime variazioni di “The Orphans of Piety”, in cui risuonano opprimenti echi dei Neurosis dell’epoca di “Through Silver in Blood” e “Enemy of The Sun”.
Endemicamente densa e progressiva (in questo si riscontrano forti affinità con gli Rwake, compagni di etichetta e, non a caso, di molti show) la texture dei brani oscilla sulla linea del massimo limite strutturale, a tratti sprofondando in un’attitudine oscuramente doom (“Circe of Ashes”), a tratti librandosi in assoli di sassofono simili a lampi spettrali (“Ceremony Ek Stasis”). Inoltre, per quanto riguarda l’impiego di sample, rispetto al disco precedente in cui le distorsioni risultavano più robuste, i Minsk optano per rifrazioni atmosferiche e per affascinanti frammenti di organo e pianoforte (per goderne al meglio l’ascolto in cuffia è necessario). Dal canto suo, il vocalist/bassista
Sanford Parker svela la propria ammirazione per i Mastodon offrendo una performance che intervalla parti pulite e melodiche al growling più acido.
Il fascino di “The Ritual Fires of Abandonment” risiede tutto, oltre che nella brillante creatività della band dell’Illinois, nella sua innata capacità di alimentare un contrasto dialettico tra il naturale senso di calore trasmesso dalle partiture tribali e la fangosa vertigine dei passaggi ipnotici. Per dirla con le parole degli stessi Minsk: “it’s psychedelic, heavy and completely on fire”.
Consigliatissimi.
Luca, sei obbligato a scaricare.
[Modificato da Benny404 30/03/2007 11.17]